Alcuni giorni fa ricevetti una mail di un Lettore che mi esponeva un fatto bizzarro accaduto il giorno precedente. La cosa è così curiosa che ho pensato di raccontarla qui, affinché anche tu sapessi il paradosso del VaR. Per prima cosa, ricordiamo che cosa si intenda per VaR e perché questa misura del rischio delle obbligazioni sia in gran parte inutile.
Al termine di questa guida saprai perché gli indicatori di rischio proposti dalla tua banca, che pur hanno una base di scientificità, sono (quasi) del tutto inutili.
Indice
Il rischio delle obbligazioni e il VaR
Da sempre le banche e gli operatori del mondo finanziario cercano di trovare una misura univoca del rischio di uno strumento finanziario. Questa necessità è tanto più sentita quando si parla di investire in obbligazioni, alla luce dei numerosi fallimenti che si sono succeduti negli anni.
Occorreva, infatti, offrire al risparmiatore uno strumento che permettesse un’immediata quantificazione del rischio corso attraverso l’investimento in bond. E così è nato il Value at Risk (VaR). Essa è una misura statistica che esprime la perdita massima che uno strumento finanziario potrà riportare in un certo periodo (solitamente un giorno) con una certa probabilità.
Il problema è che questo modello, per come è costruito, crea dei paradossi assurdi, come ti renderai conto proseguendo nella lettura. Ma poniamoci anzitutto una domanda: com’è costruito il VaR?
VaR e Gauss
Taleb, nel suo ultimo libro dal titolo “Il Cigno Nero” non ha mezzi termini. Definisce l’applicazione della curva di Gauss alla finanza una frode intellettuale. La ragione sta nel fatto che il mondo gaussiano è fatto di piccole variazioni rispetto ad un valore centrale. Tali variazioni sono per lo più concentrate intorno alla media stessa.
Applicare una distribuzione gaussiana al mondo della finanza significa immaginare che le variazioni siano lievi e poco distanti da un valore medio, cosa che non è affatto verificata. Come saprai presto il mondo della finanza è fatto di salti e non di strisciate.
Quindi utilizzare un modello che presuppone delle condizioni che non sono verificate è inutile e dannoso. Perché provoca dei paradossi…
Come investire in obbligazioni in modo saggio
L’investimento in bond non va preso sotto gamba. Ma è anche sbagliato rivolgersi all’UCAS delle banche per ricevere consigli. (Ufficio Complicazioni Affari Semplici). Molte volte bastano alcune semplici regole per evitare di cadere nell’errore di fidarsi troppo di strumenti scientifici.
Non sturpirti se la regola base è molto semplice. Proprio perché lo è tante volte viene sottovalutata, ma ti permette da sola di evitare danni. Il paradosso cui facevo cenno all’inizio è questo: il VaR segnalava, per il nostro Amico, che per lui non era appropriato sottoscrivere i BTP Italia perché essi erano troppo rischiosi.
Semaforo verde, invece, per i BTP normali. Stesso emittente, scadenza simile, rischio diverso. Non fraintendermi: i titoli indicizzati all’inflazione sono (in certe condizioni) più rischiosi dei titoli standard. Lo sono nel senso che il loro prezzo è più sensibile a quello delle obbligazioni comuni a certe oscillazioni dei tasi di interesse.
Ma questo significa solo che potresti eventualmente subire una perdita in caso di vendita anticipata del bond. Non solo. Ma poiché l’emittente è lo stesso, il VaR cattura solo una particolare fattispecie di rischio delle obbligazioni: il rischio di tasso di cui parleremo.
Conclusioni
Non basare le tue scelte di investimento sul VaR perché esso presenta due grossi limiti:
cattura solo il rischio di tasso, che tu puoi evitare tenendo il bond fino alla scadenza;
ipotizza che le variazioni del sottostante siano moderate e intorno alla media, cosa che non è vera nei mercati finanziari.
Utilizza invece la regola d’oro nel fare le tue scelte in ambito finanziario: il buon senso. E non dimenticare di diversificare parecchio il tuo portafoglio anche per tipologia di strumento finanziario. In un portafoglio diversificato di obbligazioni è opportuno che siano presenti tutti questi bond:
obbligazioni a tasso fisso
obbligazioni indicizzate
obbligazioni ad indicizzazione reale.
Regole semplici da seguire