La domanda aggregata non differisce di molto dal concetto di domanda di mercato precedentemente affrontato. Questo tipo di domanda è composta dalla somma delle domande individuali. La domanda aggregata, detta anche AD (aggregate demand), indica la domanda di beni e servizi all’interno di un sistema economico.
Sotto le condizioni di un’economia chiusa agli scambi con l’estero, senza l’intervento dello Stato, ignorando le decisioni riguardanti il risparmio, il PIL rappresenta il vincolo di bilancio dell’intera società considerata nel suo complesso (Il budget aggregato dei singoli individui).
La curva di domanda aggregata mostra come la domanda di beni e servizi varia alla luce di un mutamento del PIL reale e del livello dei prezzi.
Sull’asse delle ascisse (x) viene riportato il PIL reale, mentre sull’asse dell’ordinate (y) si indica il livello dei prezzi. La curva ha un andamento decrescente poiché il livello dei prezzi costituisce un ostacolo all’acquisto dei beni. Per cui all’aumentare dei prezzi la quantità di prodotti scambiati all’interno del mercato diminuisce.
Per livello dei prezzi si intende la variazione media dei prezzi all’interno del sistema economico. In caso di aumento avremo quel fenomeno economico chiamato inflazione, in caso di diminuzione, invece, avremo la deflazione. A parità delle altre condizioni, la domanda aggregata è inversamente proporzionale al livello generale dei prezzi.
In un mercato perfettamente concorrenziale, un eccesso di domanda o di offerta è corretto da un aggiustamento nel livello dei prezzi. Il mercato, quindi, sarà spinto naturalmente all’equilibrio. Ma, come sappiamo, la maggior parte dei mercati non sono di concorrenza perfetta, per cui se si esce dalla situazione di equilibrio il sistema non riuscirà a farvi ritorno spontaneamente. Inoltre, è necessario tenere in considerazione delle altre forze esogene: ad esempio, in un’economia aperta agli scambi internazionali una diminuzione dei prezzi in un mercato estero ridurrà la convenienza a comprare i prodotti del mercato interno. Mentre se il paese esporta dei prodotti, allora parte del PIL nazionale dipenderà in parte dal reddito dei paesi importatori. La domanda aggregata viene incrementata dalla richiesta proveniente dall’estero.
Ma cosa determina la composizione della domanda aggregata? Quali fattori determinano i prodotti che vengono richiesti all’interno del mercato? Innanzitutto, i prezzi dei beni alternativi e complementari. I beni alternativi sono beni che riescono a soddisfare il medesimo bisogno (es. i consumatori di solito decidono di consumare o pesce o carne durante un pasto). I beni complementari sono i beni che devono essere consumati contemporaneamente (es. un’autovettura e la benzina).
Un altro fattore è la composizione della popolazione. Una popolazione mediamente più vecchia consumerà beni diversi rispetto ad una popolazione più giovane. Un cambiamento dei consumi dipende, pure, da come si evolvono i gusti e le preferenze dei consumatori nel corso degli anni, oltre che dal livello di informazioni a cui abbiamo accesso.
Da non sottovalutare anche le aspettative che gli agenti del mercato hanno per il futuro: in caso di previsioni positive la curva sarà meno inclinata, quindi la gente per ogni variazione nel livello dei prezzi sarà più disposta ad acquistare; in caso di aspettative negative, invece, la curva sarà più inclinata per cui una variazione dei prezzi determinerà uno spostamento più significativo sul PIL reale. In generale, se gli agenti hanno una visione positiva del futuro saranno più disposti a spendere, anche in caso di innalzamento del livello dei prezzi, in quanto potranno confidare sui futuri miglioramenti dell’economia.
Anche la facilità di accesso al credito è un fattore importante nella definizione della domanda aggregata. La possibilità degli agenti di ricevere denaro in credito dipende essenzialmente da due elementi: la possibilità di offrire beni in garanzia agli istituti di credito e la rischiosità dell’operazione. Infine, bisogna tener conto dell’organizzazione statale. Per finanziare il proprio funzionamento e produrre i propri servizi, lo Stato impone una tassazione ai cittadini. Le imposte possono essere dirette o indirette. Le prime gravano su manifestazioni immediate di reddito (e quindi capacità contributiva): ad esempio, l’imposta sui redditi delle persone fisiche (IRPEF). Le seconde gravano sulla ricchezza al momento in cui questa viene impiegata. Per esempio, l’IVA è un’imposta indiretta dato che viene applicata su tutti gli acquisti fatti dai consumatori. L’aumento del prelievo fiscale contrae la domanda aggregata perché diminuisce la quota di reddito destinabile ai consumi. Le imposte indirette, poi, vanno a modificare, non solo, la quantità di domanda, ma, anche, la sua composizione. Un innalzamento delle accise sulla benzina, ad esempio, può portare sul lungo termine ad un aumento di domanda delle vetture a gas naturale o elettriche.
L’offerta aggregata rappresenta l’insieme dei beni e servizi offerte dalle imprese all’interno di un certo sistema economico. Costruendo una curva di domanda aggregata possiamo vedere la quantità di prodotti offerta per ogni livello di prezzi.
Notiamo come la curva parte da un certo livello dei prezzi. Questo significa che al di sotto di un certo punto non c’è attività economica. In questo caso, la curva è positivamente orientata in quanto ad un maggiore livello di prezzi corrisponde una maggiore quantità di beni offerti nel mercato.
La parte più orizzontale corrisponde ad una crescita di breve periodo: inizialmente vi è un’abbondanza di fattori produttivi per cui le imprese riescono ad aumentare l’offerta senza innalzare in maniera rilevante i prezzi. Man mano che si incrementa la produzione la curva diventerà più inclinata fino a diventare verticale. I fattori di produzione, diventando sempre più scarsi nel mercato, arrivano ad un punto di massimo di produttività e, quindi, ad un aumento dei prezzi non corrisponde un aumento di offerta. Il sistema non riesce più ad incrementare la sua offerta.
Per quanto riguarda la composizione dell’offerta aggregata, il primo elemento da prendere in considerazione sono i prezzi dei vari beni: le imprese sceglieranno cosa e quanto produrre sulla base dei prezzi all’interno del mercato e ai costi necessari per la produzione. Nel caso in cui l’impresa ha la necessità di importare certi fattori produttivi dall’estero, sarà importante anche il tasso di cambio con la valuta del paese da cui si importa.
Mentre per quando riguarda il commercio con l’estero, abbiamo visto come la richiesta di prodotti dall’estero vada ad accrescere la domanda aggregata. Di contro, la propensione del paese ad importare dall’estero va a contrarre l’offerta aggregata.
Un altro elemento importante è determinato dai mezzi forniti dalla tecnologia: più i fattori produttivi sono avanzati, più sarà facile per le imprese aumentare la produzione (a parità di prezzi).
Anche per l’offerta aggregata, è determinante la facilità per le imprese di accedere al credito. Con un minore costo di accesso al credito diviene più agevole incrementare la quantità di beni prodotti. E in generale, dovrà essere tenuto in conto tutto il contesto istituzionale in cui operano gli agenti del mercato. Una tassazione più o meno alta risulta fondamentale nella scelta della localizzazione delle imprese. Ma anche altri elementi entrano in gioco, come la semplicità della burocrazia, gli incentivi governativi, l’efficienza della giustizia e della pubblica amministrazione etc., i quali rendono migliore la produzione e, in generale, l’attività delle imprese.
L’equilibrio macroeconomico è costituito dalla combinazione di PIL reale e livello dei prezzi nella quale si incontrano la curva di domanda e di offerta aggregata.
Quando, come nel grafico, l’intersezione fra le due curve avviene in un punto inferiore rispetto alla massima produttività del sistema, vi saranno dei fattori produttivi inutilizzabili in quanto non necessari per soddisfare la domanda aggregata di mercato.
La situazione del mercato in macroeconomia può essere suddivisa in quattro fasi, le quali vanno a costituire il cosiddetto “ciclo economico”.
Boom (prosperità): il sistema economico ha raggiunto una fase di piena occupazione dei fattori produttivi. In questa fase il tasso di disoccupazione si riduce e aumenta il tasso di inflazione. I fattori produttivi possono essere insufficienti per soddisfare la domanda per cui diventano più costosi e, di conseguenza, si innalzano anche i prezzi dei beni finali.
Recessione: dopo la fase di boom, si verifica un periodo, non inferiore ai sei mesi, durante il quale il reddito, l’occupazione e gli scambi diminuiscono. In questa fase il livello di PIL è al di sotto del suo massimo potenziale.
Punto di svolta inferiore: è la situazione in cui la produzione e l’occupazione hanno raggiunto il livello minimo. La recessione raggiunge il suo culmine.
Ripresa: produzione e occupazione ricominciano a crescere dopo il periodo di contrazione.