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Aggiornato il 23 Luglio 2025

Moneta – Definizione e Significato

Come già accennato, le economie più arcaiche erano fondate sul baratto: gli scambi avvenivano direttamente fra beni di consumo, senza uno strumento di intermediazione. Tuttavia, un sistema del genere implicava tutta una serie di problemi pratici. Innanzitutto, i bisogni dei soggetti dovevano coincidere: se voglio scambiare il mio litro di vino in cambio di una certa quantità di grano, posso farlo solo se trovo un altro soggetto a cui serve il mio bene e che ha una certa disponibilità del prodotto che voglio acquistare. Dovevano, quindi, coincidere le necessità dei due agenti sia nella tipologia, sia nella quantità dei beni oggetti dello scambio. Ci doveva essere la “doppia coincidenza di desideri”. Inoltre, vi era il problema di dare una valutazione economica ai beni scambiati, per cui i soggetti dovevano trovare un accordo sul valore attribuito ai rispettivi beni. Infine, la maggior parte dei beni non era conservabile a lungo, quindi doveva essere barattato in tempi brevi. Per questo era difficile realizzare un risparmio sui beni prodotti.

La prima forma di moneta fu individuata in alcune tipologie di prodotti, come sale, bestiame o metalli preziosi, il cui valore era riconosciuto dalla gran parte degli operatori economici. Si parla infatti di moneta merce. In particolare, i metalli preziosi si affermarono rapidamente come la moneta merce più diffusa poiché lo scarso ingombro ne rendeva facile il trasporto.
Tuttavia, anche questo sistema poteva implicare degli inconvenienti. Chi riceveva i pagamenti aveva bisogno di avere sempre una disposizione una bilancia per controllare il peso del metallo ricevuto.
Vi era, poi, il problema della purezza del metallo. Ad esempio, per controllare la qualità del metallo veniva utilizzata una lastra di diaspro nero (metallo a base di silicio) che permetteva di verificare la purezza dell’oro grazie al colore della traccia che il metallo lasciava strofinandovelo sopra.
Questi problemi vengono superati con la coniazione: le prime organizzazioni pubbliche accentrarono su di sé il potere di coniare monete, imponendo ai cittadini di utilizzarle negli scambi e accettandole come pagamento delle tasse. In questo modo lo Stato riusciva a garantire il valore della moneta prodotta.
Le prime tracce di coniazione si hanno all’inizio del VII sec. a.C. e già nel V sec. il sistema era diffuso in tutto il Mediterraneo. La moneta possiede la caratteristica della liquidità nel suo massimo grado. Riesce, cioè, a trasformarsi in qualsiasi altro bene senza costi aggiuntivi per il titolare. E uno strumento che risulta fondamentale per la facilitazione degli scambi.

Inizialmente, la moneta aveva un valore intrinseco che corrispondeva al valore rappresentato: una moneta d’oro rappresentava il valore derivante dalla quantità di oro che si trovava al suo interno.
In epoca moderna, invece, è stato introdotto il “corso forzoso” della moneta, per cui il valore rappresentato dalla moneta non corrisponde più al suo valore intrinseco. Una banconota da 500 euro, pur rappresentando una considerevole quantità di ricchezza, è fatta di un materiale che ha un valore economico trascurabile.
Inizialmente, le banconote erano emesse dalle banche sulla base dell’ammontare di depositi di metalli preziosi ricevuti. Alcune banche, però, emettevano più moneta rispetto al metallo detenuto rischiando di non poter far fronte alle richieste di conversione. Per gli operatori economici risultava, quindi, difficile valutare l’affidabilità di moneta emessa da istituti differenti.
Da qui, l’affermarsi del monopolio nell’emissione della moneta da parte delle Banche Centrali.
In un sistema di corso forzoso il ruolo dell’autorità monetaria non è più quello di assicurare la corrispondenza tra il valore della moneta e la quantità di metallo al suo interno, ma di imporre il bene intermediario come mezzo di circolazione di tutti gli altri beni. Ad esempio, è stato introdotto il potere liberatorio della moneta: nessun creditore può rifiutare un pagamento in denaro offerto dal debitore.
L’aumento del numero di scambi e l’accrescersi della complessità dei rapporti economici ha portato alla diffusione della moneta bancaria, basata su registrazioni di conti (somme di denaro) detenuti presso banche commerciali. Tramite determinate procedure formali è possibile trasferire la somma di denaro a favore di un soggetto beneficiario. Questi strumenti hanno assunto nel tempo varie forme: assegni bancari, bonifici, giroconti etc.

Negli ultimi anni, le varie procedure formali di trasferimento del denaro sono state sostituite da modalità elettroniche. La digitalizzazione, inoltre, ha portato all’affermarsi della moneta elettronica, cioè “un valore monetario rappresentato da un credito nei confronti dell’emittente che sia memorizzato su un dispositivo elettronico, emesso previa ricezione di fondi di valore non inferiore al valore monetario emesso e accettato come mezzo di pagamento da soggetti diversi dall’emittente” (art. 55, lett. h ter della Legge n. 39 del 1° Marzo 2002, attuativa della Direttiva 2000/46/CE). Esempi di moneta elettronica sono le carte di credito, debito e le carte prepagate.

La domanda di moneta, in un mercato, è la quantità di moneta in media detenuta dalle famiglie e dalle imprese. Essa dipende dalla decisione da parte degli agenti del mercato di mantenere parte del proprio reddito sotto forma di liquidità. Tre sono gli elementi che determinano la domanda:
-Il movente delle transazioni: ogni agente ha bisogno di liquidità per effettuare gli scambi. Maggiore è il volume d’affari, più alta è la domanda di moneta richiesta.
-Motivo precauzionale: ognuno riserva una quota di liquidità per far fronte alle spese impreviste ed è positivamente correlata all’aumentare del reddito.
-Motivo speculativo: la quota di liquidità destinata agli investimenti finanziari.

L’offerta di moneta, invece, è data dalla quantità di denaro in circolazione. La base monetaria è formata dal circolante (insieme di banconote e monete) più i depositi infruttiferi che le banche commerciali detengono presso la Banca Centrale. Una percentuale dei depositi effettuati dai risparmiatore deve essere detenuta dagli istituti di credito sottoforma di riserva liquida per assicurare che le banche siano sempre capaci di restituire il denaro depositato dai propri clienti anche in caso di crisi finanziarie. Secondo alcuni economisti, esistono anche altri modi per calcolare l’offerta di moneta. Al circolante e alla riserva di liquidità delle banche si aggiungono altri prodotti finanziari facilmente trasformabili in moneta, come depositi in libretti fruttiferi, Buoni Ordinari del Tesoro, i quali possono assolvere alla funzione di riserva di valore in maniera simile alla moneta liquida.
Le Banche Centrali possono intervenire in vario modo per influenzare la quantità di moneta all’interno del mercato. Se si decide di intraprendere una politica restrittiva, la Banca Centrale potrà aumentare il coefficiente la riserva obbligatoria. Da questo deriverà un innalzamento del tasso di interesse delle banche rendendo più difficoltoso per gli agenti accedere al credito. Di contro, riducendo il coefficiente di riserva obbligatorio la quantità di moneta verrà aumentata in quanto i tassi di interesse più bassi renderanno più agevole ottenere prestiti.

Un altro strumento per controllare l’offerta di denaro sono le operazioni a mercato aperto, ovvero la vendita e l’acquisto di titoli. Acquistando titoli la Banca Centrale immette liquidità nel sistema economico. Quando l’autorità vende dei titoli, invece, il credito viene spostato presso il pubblico e la liquidità viene drenata dal mercato.
Un problema nell’operato delle Banche Centrali, è quella quota di fondi che sfugge al controllo istituzionale, circolando nel cosiddetto shadow banking system.
Il sistema bancario ombra resta fuori dai controlli perché i soggetti creditori non sono banche commerciali. Questa espressione venne creata dalla Banca Mondiale e dal Financial Times e comprende attività come il venture capital, crowdfunding, private equity, ma anche forme di finanziamento parabancario come il leasing e il factoring.
Grazie a questi nuovi strumenti è cambiata la fonte principale di finanziamento degli operatori finanziari. Nel 2007, infatti, lo SBO aveva raggiunto livelli di capitalizzazione paragonabile al sistema delle banche commerciali. Il problema di questo sistema di finanziamento è, innanzitutto, che l’intermediazione avviene in più fasi e con soggetti diversi. Il titolo viene suddiviso in diverse sezioni e in ogni passaggio viene generato altro debito, fino a che non arriva al mercato dei capitali dove i finanziatori non sanno più cosa stanno acquistando, né dove vada a finire il finanziamento.
E, chiaramente, l’esistenza di un mercato parallelo a quello bancario “classico”, oltre a costituire un ostacolo all’efficacia degli interventi della Banca Centrale, risulta problematica per il regolatore domestico: come disciplinare un fenomeno globale con leggi nazionali senza finire per favorire i paesi con una regolamentazione meno severa? I paesi che adottano delle politiche più leggere riescono ad attirare meglio il denaro nei loro mercati di capitali rispetto ai paesi più “responsabili” in materia.
A questa tipologia di dumping se ne aggiunge un altro, detto il dumping monetario, che costituisce un altro problema per il mercato. La Cina, per favorire le esportazioni, mantiene il tasso di cambio favorevole con le altre valute. Negli ultimi anni, al fronte di una crescita poderosa della Cina e il conseguente aumento di domanda di Yuan (valuta cinese), la Banca Popolare Cinese ha provveduto a stampare un enorme quantità di moneta per poter acquistare valuta estere evitando che altre monete (in particolare dollaro ed euro) si deprezzassero.
Infine, possiamo citare il fenomeno del dumping sociale. La Cina, ma anche altri paesi, sfruttano il basso costo del lavoro, la mancanza di sicurezza e di igiene dei posti di lavori e la scarsa tutela ambientale per attirare imprese dall’occidente offrendo dei costi di produzione decisamente più bassi.

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