La voce Crediti rappresenta le somme dovute da terzi all’azienda. Pur con un grado di liquidità minore rispetto alla cassa, i crediti costituiscono anch’essi attività correnti. Come la cassa, essi vanno gestiti con molta attenzione.
Indice
Che cosa sono i crediti
La voce Crediti del bilancio è formata per lo più da crediti commerciali, ovvero da somme che i clienti devono all’azienda per la fornitura di beni e servizi. Questa voce di bilancio è quindi indicativa del finanziamento che l’azienda concede ai propri clienti, attraverso la dilazione dei pagamenti. I clienti possono essere consumatori, distributori, grossisti, organizzazioni industriali o professionali: a tutti questi l’azienda ha concesso il vantaggio di acquistare i propri prodotti e i propri servizi senza pagarli subito. L’azienda fa credito ai clienti non per beneficenza, ma per incrementare le vendite e gli utili: noi tutti del resto avremo provato almeno una volta l’esperienza di acquistare un determinato prodotto proprio perché non dovevamo pagarlo immediatamente. Lo stesso accade anche ai clienti industriali per una grande varietà di transazioni commerciali. Esistono dunque ragioni molto valide per il credito commerciale, ma questo presenta anche risvolti negativi. Per esempio la gestione di un grande numero di conti di clienti cui è concesso del credito richiede notevoli risorse di personale e di attrezzature, ma soprattutto per ogni credito concesso si corre il rischio, più o meno grande, di non venir pagati (vedremo più avanti come questo si riflette nel bilancio). L’azienda deve quindi essere particolarmente accorta nella selezione dei crediti da concedere, anche per non rischiare di cadere in crisi di liquidità. Vediamo allora più da vicino i tipi principali di credito, il modo in cui se ne decide la concessione, i problemi che ne possono derivare e i modi in cui analizzare la posizione creditoria dell’azienda, anche in riferimento alle possibili perdite sui crediti esistenti e al modo in cui queste vengono indicate nel bilancio.
Tipologia dei crediti
L’azienda deve interrogarsi subito su quale sia il tipo di credito da preferirsi, per i propri fini. La scelta, in generale, si può ridurre a quella fra un sistema di credito informale e un sistema formale. Entrambi, se ben dosati, possono giovare all’espansione delle vendite senza compromettere la situazione finanziaria dell’azienda.
Sistema di credito informale
Il credito informale è caratteristico dei piccoli esercizi commerciali, dove i titolari conoscono personalmente i clienti. Per esempio il salumiere può benissimo vendere a credito i suoi prodotti alle signore del vicinato, segnando man mano quanto ciascuna gli deve per la spesa giornaliera, sicuro che alla fine della settimana, o del mese, queste regoleranno il loro debito. La dilazione di pagamento, in casi come questo, avviene solitamente a interesse zero. Esiste però un certo rischio, benché minimo, di non vedersi saldare integralmente il conto, non tanto per malafede del cliente, quanto per distrazione del negoziante stesso nel registrare tutti gli addebiti, o anche per pignoleria da parte del cliente sospettoso.
Sistema di credito formale
Il credito può essere regolato formalmente in svariati modi, incentrati soprattutto su condizioni di concessione del credito, chiare e definite nei minimi particolari, che l’azienda divulga a tutto il suo pubblico. Sono frequenti i sistemi basati sulla concessione di una carta di credito proposti da molte catene di grandi magazzini e simili aziende nel settore della grande distribuzione. Prima di decidere l’istituzione di un sistema di credito al consumo, l’azienda dovrà ben valutare se il volume aggiuntivo di vendite, in tal modo suscitato, compenserà il costo del nuovo sistema. Altre decisioni, da prendere di volta in volta, riguarderanno la concessione del credito ai singoli clienti, dopo averne valutato la solvibilità. Altra forma di credito al consumo si ha nelle vendite a rate, dove però il venditore applica solitamente un certo interesse, più o meno alto a seconda dell’entità dell’acquisto, del tipo di merce in tal modo acquistata e della durata del periodo di pagamento. Certi contratti di vendita rateale prevedono che la proprietà del bene venduto sia trasferita all’acquirente solo quando questi salda interamente il debito con l’ultima rata. Le condizioni di vendita vanno anche qui descritte in tutta chiarezza, indicando fra l’altro la differenza di prezzo fra il pagamento immediato e il pagamento a rate, nonché le condizioni per l’eventuale pagamento anticipato delle rate residue.
La concessione del credito
La decisione di concedere credito al cliente non va presa a cuor leggero, perché in caso di problemi non è poi così facile revocarlo. Qualunque organizzazione che voglia concedere credito deve istituire una procedura per arrivare a decidere in senso favorevole o sfavorevole, caso per caso. Per esempio la procedura di concessione può prevedere, nel caso che il cliente sia un’azienda, l’esame delle referenze bancarie, dei rendiconti finanziari, della situazione fiscale e dei precedenti con altri crediti.
Nel caso che il cliente sia invece un privato, occorrerà escogitare altre forme di verifica, non essendo ovviamente disponibili i rendiconti finanziari: certe aziende ricorrono ad agenzie d’informazione specializzate che s’incaricano di svolgere le indagini. Il rapporto dell’agenzia, però, può non dire tutto anche perché il consumatore è tutelato da questo tipo di ricerca e ha il diritto di esaminare la propria scheda e di farvi apportare correzioni su punti che risultino contestabili. L’azienda dovrà attenersi rigidamente alla procedura stabilita e alle sue regole, per qualunque tipo di cliente, così da poter fondare su basi razionali la decisione di concedere o meno un determinato credito, e da poterla giustificare in qualunque momento. Per esempio si potrebbe definire una formula che tenga conto di tutti i fattori in gioco e che dia un punteggio finale, da confrontare con una soglia minima al di sopra della quale il credito viene sempre concesso, mentre al di sotto viene sempre negato.
Problemi nella concessione del credito
La concessione del credito stimola certamente le vendite, ma crea inevitabilmente problemi. Il fatto è che il valore dei crediti che l’azienda ha verso i propri clienti dipende sia dalla capacità che dalla volontà del cliente di pagare quando deve. AI di là delle possibilità e delle intenzioni, per l’azienda i clienti sono solo di due tipi: quelli che pagano e quelli che non pagano. | criteri di concessione del credito dovranno riuscire a discriminare quanto più possibile gli uni dagli altri, dosando il rischio del mancato pagamento (che cresce se si rilassano i criteri di concessione) con quello della mancata vendita (che cresce se si restringono i criteri di concessione). Se prendiamo la clientela potenziale, per una certa azienda, troveremo che solo una sua piccola parte sarà sicuramente solvibile, mentre una parte molto maggiore lo sarà solo con un certo grado di probabilità.
Fatturazione e riscossione
Elemento cruciale di una buona gestione del credito è l’esistenza di procedure di fatturazione e di riscossione molto chiare.- Queste due funzioni, la fatturazione e la riscossione, vanno tenute separate non solo per le ragioni di sicurezza ma anche perché richiedono capacità diverse nel personale che vi si dedica. E importante che tutti gli incassi, a fronte di fatture già emesse, siano registrati tempestivamente e fedelmente. Una copia della registrazione andrà alla contabilità clienti, per l’aggiornamento dei crediti, l’altra copia andrà al cassiere con la somma ricevuta. La contabilità clienti verificherà l’entità del pagamento e gli sconti eventualmente applicati, all’occorrenza prendendo contatto con il cliente per chiarire punti controversi o poco chiari. L’efficacia delle procedure di riscossione dei crediti concorre grandemente all’incremento degli utili. Proprio per questo l’azienda deve preparare sollecitamente la fattura da inviare al cliente, specificandovi le merci consegnate e la somma dovuta. Molto spesso la fattura accompagna addirittura la merce stessa. L’azienda invia poi al cliente un riepilogo mensile della sua situazione debitoria, indicando anche le condizioni di pagamento (interesse applicato in caso di mora, sconto applicato in caso di pagamento anticipato). Trascorso un tempo ragionevole dalla data del riepilogo, o comunque in occasione dell’invio del riepilogo successivo, l’azienda riprende contatto con i clienti ancora in debito. Quando il pagamento ritarda oltre un certo limite, il personale della contabilità clienti telefona al debitore, o gli scrive, richiedendo il saldo del debito. Trascorso un ulteriore periodo, l’azienda scrive al cliente intimandogli nuovamente di pagare e informandolo che la sua pratica sarà passata a un’agenzia di ricupero crediti. Prima però la contabilità clienti deve consultarsi con il servizio vendite, per accertarsi di eventuali situazioni particolari che spieghino il ritardo nei pagamenti. Tutta la procedura di riscossione dei crediti richiede attenta riflessione da parte della direzione per decidere che cosa va fatto, quando, come e da chi. Una linea di condotta ponderata, giusta e all’occorrenza decisa ridurrà certamente le perdite per mancato pagamento.
L’interesse
L’interesse applicato ai crediti, in caso di pagamento dilazionato o addirittura di mora, serve sia a compensare l’azienda per la riduzione di liquidità a cui essa si espone (dovendo magari indebitarsi a sua volta), sia a indurre il cliente a pagare sollecitamente. In fondo l’azienda, vendendo a credito, finanzia il cliente per la somma che questi le deve e per il periodo che intercorre fra la consegna della merce e l’estinzione del debito. Perché mai lo farà? Ma perché in molte situazioni i maggiori utili così conseguiti superano di molto le perdite che possono derivare dal mancato pagamento di determinate forniture e dal maggior fabbisogno di liquidità.
Si può fare in modo, insomma, che al cliente convenga pagare senza troppi indugi, rendendogli meno conveniente il finanziamento ottenuto sotto forma di dilazione, rispetto a quello ottenibile da altre fonti (per esempio le banche). L’azienda naturalmente non ha completa libertà in questo tipo di Manovra, perché deve tener conto dei normali usi commerciali.
Lo sconto
Un altro modo per indurre i clienti a pagare sollecitamente è quello di offrire sconti, più o meno graduati.
Per esempio si può specificare, brevemente: “2/30, n/60”. Con ciò si intende uno sconto del 2% sui pagamenti effettuati entro 30 giorni dalla data della fattura, o della consegna, mentre quelli effettuati oltre tale scadenza, ma entro 60 giorni, saranno a importo pieno. Anche in questo caso l’azienda farà riferimento agli usi commerciali per considerare, fra l’altro, nel computo la data della consegna oppure quella della fattura.
Si può pensare anche a uno sconto articolato in più gradi, per esempio: “2/30, 1/60, n/90”. Con ciò si intende uno sconto del 2% sui pagamenti effettuati entro 30 giorni dalla data della fattura, o della consegna, uno sconto dell’ 1% sui pagamenti effettuati oltre 31 giorni ed entro 60 giorni e il pagamento a importo pieno fra 61 giorni e 90 giorni. Per il cliente simili condizioni di sconto sono finanziariamente molto convenienti.
Problemi di liquidità
L’azienda può incorrere in problemi di liquidità se concede credito e non ottiene analoghe dilazioni dai propri fornitori. C’è comunque modo di alleviare queste difficoltà, usando i crediti per raccogliere liquidità. Per esempio si possono cedere senz’altro i crediti a un’istituzione finanziaria, con uno sconto più o meno marcato (pratica corrente nel caso delle tratte). Il rischio del mancato pagamento può essere assunto da chi accetta la cessione del credito (per esempio una banca), oppure restare all’azienda: cambia naturalmente il prezzo del credito ceduto, nei due casi (con rivalsa o senza rivalsa, come anche si dice). Si possono anche dare i crediti in garanzia, per ottenere un prestito. Molte aziende preferiscono non far sapere ai clienti che i loro crediti sono dati in garanzia per raccogliere liquidità e continuano a gestirne direttamente la riscossione, accordandosi con la banca circa le modalità di rimborso e circa il mantenimento di una massa adeguata di crediti in garanzia.
I crediti inesigibili
Le procedure aziendali di fatturazione e di riscossione dei crediti devono specificare chiaramente non solo quando e come emettere fattura, e con quali condizioni di pagamento, ma anche come articolare la procedura di riscossione, con i diversi interventi di contatto, di sollecito, di intimazione diretta o di ricorso ad agenzie di ricupero crediti. Certamente, anche così, alcuni crediti si riveleranno inesigibili e di questo andrà tenuto conto nel bilancio. Quanto più un credito invecchia, tanto meno probabile diventa la sua riscossione. L’azienda, a un certo punto, lo annullerà. Vediamo come.
Annullamento semplice dei crediti inesigibili
Nel modo più semplice, il credito giudicato inesigibile viene annullato e la corrispondente perdita viene imputata all’esercizio corrente. Così però si finisce per caricare un determinato esercizio finanziario con perdite che magari traggono origine da vendite degli esercizi precedenti, in evidente contrasto con il principio fondamentale della coerenza temporale delle scritture contabili (il cosiddetto principio di competenza), in virtù del quale i costi e i ricavi devono riferirsi allo stesso periodo.
Annullamento dei crediti inesigibili attraverso un fondo
Nel modo più ortodosso, il credito giudicato inesigibile viene annullato e il suo ammontare detratto da un apposito “Fondo perdite su crediti inesigibili”, riportato da un esercizio all’altro e man mano ricostituito, come vedremo subito. In bilancio si crea un fondo rischi denominato per esempio “Fondo crediti inesigibili” oppure “Fondo svalutazione crediti” o anche “Fondo rischi su crediti”. Tale fondo può figurare fra le passività, oppure in detrazione alla voce “Crediti verso clienti” che compare fra le attività. In ogni caso esso corregge l’ammontare indicato sotto quest’ultima voce. Quando poi l’azienda decide di annullare un determinato credito, lo porterà in deduzione sia ai crediti che al fondo svalutazione crediti. Questo fondo diminuirà man mano e a fine esercizio verrà ricostituito per un ammontare corrispondente al rischio dei crediti concessi in que/ periodo. Si rispetta così il principio della competenza dei costi e dei ricavi indicati nel conto economico. Resta ora il problema di determinare l’entità del fondo svalutazione crediti. Se l’azienda ha discreta esperienza di concessione di credito, saprà quanti dei crediti, mediamente, si rivelano inesigibili e potrà regolarsi di conseguenza. L’azienda potrà anche determinare l’entità del fondo svalutazione crediti con una media ponderata dei crediti, per anzianità. Naturalmente assegnerà peso maggiore ai crediti di più vecchia data, perché di più difficile riscossione, e peso minore ai crediti più recenti.
Si tratta di un documento interno che non figura, quindi, nei rendiconti ufficiali. Esso dà però un’idea più precisa della situazione e può aiutare a decidere l’entità del fondo svalutazione crediti.
Conclusioni
I crediti a breve termine sono parte della liquidità aziendale e riflettono l’azione che l’azienda svolge, attraverso la concessione del credito, per incrementare le vendite e quindi l’utile. Esistono diversi tipi di credito: informale, formale, interno, esterno (con il ricorso a istituzioni finanziarie che emettono carte di credito). La concessione del credito soileva, per l’azienda, un problema di estrema importanza: quello della selezione dei clienti, in ragione della loro solvibilità. L’azienda può anche incentivare il cliente a pagare sollecitamente, con un’accorta scelta delle condizioni di pagamento. L’azienda deve istituire procedure di riscossione molto chiare, con interessi di mora e sconti sui pagamenti solleciti. Essa può inoltre alleviare i problemi di liquidità che possono derivare dalla concessione del credito, scontando presso le banche i crediti posseduti, oppure offrendoli in garanzia per l’ottenimento di un prestito. Con l’istituzione di un fondo svalutazione crediti si può imputare a ciascun esercizio finanziario la perdita conseguente ai crediti inesigibili che traggono origine da vendite di quello stesso esercizio.