I debiti a lungo termine compaiono fra le passività di bilancio e corrispondono ai finanziamenti ottenuti dall’azienda. In genere, quanto maggiori sono la dimensione e la complessità dell’azienda, tanto più importanti e complesse sono anche le sue forme di finanziamento. Questo capitolo si riferirà, perciò, soprattutto alla grande azienda ma i principi in esso enunciati conservano validità nella più ampia casistica delle aziende in genere.
Indice
Cosa sono i debiti a lungo termine
Per definizione i debiti a lungo termine (o passività a lungo termine) sono quelli con scadenza a oltre un anno dalla data di chiusura del bilancio. L’azienda ricorre solitamente a questo tipo di indebitamento per finanziare investimenti e acquisizioni.
Conviene comunque concertare queste iniziative con l’apporto di consulenti esperti nel campo, anche perché le forme possibili sono molte e assai differenziate, nella durata e in altre caratteristiche di grande importanza. Dal punto di vista contabile, è la durata del debito che ne determina la natura di lungo o di breve termine. Per esempio, un’azienda può essere pronta a estinguere entro l’anno un certo debito ma questo, se ha scadenza oltre l’anno, sarà comunque annoverato fra i debiti a lungo termine. | debiti a lungo termine possono essere garantiti, oppure no. Nel caso dei debiti garantiti l’azienda offre un bene materiale in garanzia del debito, bene che il creditore ha il diritto di vendere in caso di inadempienza del debitore. Il prestito garantito da ipoteca immobiliare, molto diffuso, è appunto una forma di debito garantito. | debiti non garantitisono privi di tale garanzia, ma conservano la precedenza sul capitale, per quanto riguarda i diritti sulle attività patrimoniali dell’azienda. È chiaro che i debiti garantiti sono quelli che offrono maggiore sicurezza al creditore. Talvolta i creditori possono trasformarsi in azionisti dell’azienda, esercitando il diritto di “conversione” che certi accordi prevedono (l’azienda in genere trae vantaggio del minor costo del denaro in tal modo raccolto).
Tipi di debito a lungo termine
Gli accordi sui debiti a lungo termine variano molto con il tipo di azienda che s’indebita, con lo scopo dell’indebitamento e con il tipo di creditore. In genere l’indebitamento a lungo termine assume la forma del prestito semplice, della linea di credito, del prestito garantito e dell’obbligazione (semplice o convertibile).
Il prestito semplice
Il prestito è una forma di debito che può essere praticata anche senza l’offerta di garanzie, se l’azienda gode fama di solvibilità. Le piccole aziende prendono in genere denaro a prestito dalle banche, oppure da altre istituzioni finanziarie: l’accordo stabilisce l’interesse che l’azienda corrisponde a chi concede il prestito e i termini di rimborso. È naturalmente possibile rinegoziare le condizioni del prestito, per quanto riguarda la durata, l’interesse e i termini di rimborso, secondo l’andamento delle relazioni fra le parti interessate e secondo l’evolversi della situazione economica sia generale sia di settore.
La linea di credito
La linea di credito, o fido, è la facoltà che la banca concede all’azienda di indebitarsi, alle condizioni pattuite ed entro i limiti stabiliti. Il debito che l’azienda può così contrarre è del tipo non garantito. In genere la linea di credito serve per le necessità di breve termine, per sopperire cioè a momentanee carenze di liquidità.
Il prestito con garanzia ipotecaria
L’ipoteca è un privilegio sui beni che il debitore offre al creditore in garanzia del prestito. Il caso più frequente è quello dell’ipoteca su beni immobili, ma è anche praticata l’ipoteca su beni strumentali e attrezzature in genere. L’azienda può ricorrere a un prestito su ipoteca per acquistare un immobile, o comunque per finanziare la sua espansione. L’ipoteca ha per l’azienda ulteriori oneri, rispetto al prestito semplice (parcella notarile, imposta di registro, ecc.) ma offre al creditore una garanzia più ampia: questi infatti, se l’azienda è inadempiente, può vendere il bene ipotecato trattenendo quanto gli è dovuto per il rimborso e per gli interessi. Se il ricavato è inferiore alla somma che l’azienda deve al creditore, questi resterà con un credito residuo non più garantito. L’ipoteca, a rimborso avvenuto, va poi cancellata a cura dell’azienda. Alcuni contratti di vendita di macchinari e di attrezzature prevedono che il venditore conservi il privilegio sul bene venduto, fino al suo completo pagamento da parte dell’azienda. | libri contabili hanno in genere un conto per le passività costituite da ipoteca su beni immobili e un conto separato per le passività costituite da privilegi su macchinari e attrezzature. Gli oneri aggiuntivi già maturati, ma a pagamento differito (per interessi e altre spese), possono figurare separatamente, specie nel caso dei prestiti con garanzia ipotecaria su beni immobili (che in genere durano ben oltre l’anno). La transazione finanziaria e commerciale può assumere, certe volte, forme più complesse con l’intervento di una terza parte che dà una garanzia fidejussoria.
Le obbligazioni
Quando una grande azienda deve finanziarsi robustamente, può indebitarsi a lungo termine emettendo obbligazioni, garantite o non garantite. Chi acquista le obbligazioni diventa un vero e proprio creditore dell’azienda.
Per la contabilità, il sovrapprezzo di emissione equivale a una riduzione del tasso di interesse che l’azienda paga sul suo debito e viene distribuito pro rata sulla sua durata. Analogamente, lo sconto di emissione equivale a un aumento del tasso di interesse e viene ammortizzato nei singoli esercizi, per la durata dell’obbligazione (la commissione pagata alla banca che colloca le obbligazioni viene trattata contabilmente come lo sconto sul valore nominale). | sovrapprezzi, le commissioni e gli sconti figurano in un’apposita voce di bilancio, chiamata “Sovrapprezzo obbligazioni emesse” o “Sconto obbligazioni emesse”, a seconda dei casi.
Le obbligazioni convertibili
Le obbligazioni convertibili (che possono essere, come tutte le obbligazioni, garantite o non garantite) possono essere cambiate in azioni (che in genere vengono emesse appositamente), nei termini e nei tempi stabiliti. Esse costituiscono un debito dell’azienda ma, una volta convertite, diventano capitale. L’azienda ricorre all’emissione di obbligazioni convertibili quando ritiene che la prospettiva di conversione in azioni sia apprezzata dal pubblico e gli faccia accettare un tasso di interesse inferiore a quello delle obbligazioni non convertibili. La conversione in azioni è naturalmente una facoltà di cui ciascun obbligazionista può avvalersi, oppure no, ottenendo il rimborso alla scadenza (o vendendole a chi invece è interessato alle. azioni).
Particolarità dei debiti a lungo termine
Chi legge il bilancio deve sapere che spesso i finanziamenti a lungo termine sono concessi a condizioni che, se garantiscono il creditore, possono vincolare l’azienda nel suo normale esercizio. Questi vincoli sono in genere citati nelle note al bilancio che, quindi, vanno lette con molta attenzione, se si vuole valutare la reale situazione dell’azienda. Certi finanziamenti, per esempio, possono essere concessi solo a patto che l’azienda mantenga almeno un determinato livello del capitale circolante (definito come la differenza fra le attività correnti e le passività correnti), oppure un determinato indice di liquidità (definito come il rapporto fra le attività correnti e le passività correnti). Certi altri finanziamenti possono essere vincolati al mantenimento di tutte le attività fisse dell’azienda, e così via. Può ben darsi che questi vincoli impediscano all’azienda di cogliere determinate opportunità: se un’azienda ottiene un finanziamento impegnandosi a non vendere alcuna attività fissa, e poi scopre che una certa produzione non è più conveniente, resterà con determinate attrezzature e con determinati impianti inutilizzati, non potendo venderli per non violare le clausole di quel finanziamento (potrà però sempre cercare di rinegoziare quelle clausole, se si rivelano troppo limitative).
Altre passività a lungo termine
Alcune passività a lungo termine non figurano nel bilancio: per esempio gli accordi che impegnano l’azienda a fare o a non fare determinate cose, o che la vincolano nell’impiego delle sue risorse. In certi casi queste passività sono valutabili con una certa precisione, in altri sono completamente incerte. Prendiamo per esempio l’affitto dei locali, o delle attrezzature: esso viene spesato nei singoli esercizi, senza che nel bilancio figurino le somme che saranno dovute, in futuro, per i contratti vigenti (la cui durata è in genere di diversi anni). Anche la garanzia che l’azienda offre sui suoi prodotti costituisce una passività che certamente esiste, ma non figura in bilancio, per lo meno non vi figura sempre e non è valutabile con precisione (pensiamo alla responsabilità che in certi casi l’azienda ha per i difetti che si manifestano nei suoi prodotti anche oltre il periodo di garanzia ufficiale, e per i danni che da essi conseguono a terzi). Certo, l’azienda si può tutelare con un’assicurazione, ma anche così resta esposta al rischio di eventi non previsti dalla polizza, o di entità superiore al massimale convenuto. Altre passività non valutabili completamente e non inseribili in tale completezza nel bilancio sono i benefit offerti ai dipendenti.
Riepilogo
Le passività a lungo termine sono quelle con scadenza oltre l’anno, dalla data del bilancio. Ad esse l’azienda ricorre, in situazioni normali, per finanziare i suoi piani di espansione. Queste passività consistono in debiti garantiti (da ipoteca su beni immobili o su beni mobili, o da altri privilegi), oppure in debiti non garantiti. Esiste inoltre una categoria speciale di debito, convertibile in capitale a determinate condizioni. La situazione debitoria dell’azienda non traspare completamente dalle cifre del bilancio: occorre quanto meno integrarle con le note, per quanto riguarda le condizioni dei singoli prestiti e i loro riflessi sulla libertà d’azione dell’azienda. Certe passività non figurano nemmeno in bilancio, perché difficilmente valutabili e altamente aleatorie .